lunedì 7 gennaio 2019

Questione di lenti

"È strano che in un locale da poco come quello si siano incontrati i destini di tanta gente". (Dal film di Jon Avnet "Pomodori verdi fritti alla fermata del treno").


Ho pensato a questa frase quando, scorrendo il mio profilo Instagram homemade_characters, mi sono resa conto che gli stessi occhiali da 5€, comprati qualche anno fa per le mie estemporanee fughe pomeridiane al mare, mi sono serviti per fare fino ad ora cinque personaggi.

Rayon (Dallas Buyers Club)

Questi cinque hanno apparentemente poco in comune tra loro, eppure questa faccenda degli occhiali mi ha spinto ad andare in cerca di connessioni e spunti per metterli a confronto.

Inizio da Rayon che, complice la trentina di chili di differenza, mi sembra il meno riuscito: sembro semplicemente io esageratamente truccata, con gli occhiali da sole e un pellicciotto che non indossavo chissà da quanto. Eppure sento che la capacità di Rayon di affrontare la delusione, la sofferenza e la solitudine senza chiudere il proprio cuore mi appartiene.
Cos'ha Rayon in comune con LaVona Harding? Io credo che entrambi affondino le radici in un bel groviglio di ferite: entrambi si sentono esclusi e hanno incastonato nella propria pelle il clima rigido della carenza di amore e di accettazione. Rayon ha reagito coltivando amore, ironia e autoironia; LaVona invece è rigida e piena di collera. Il suo desiderio di riscatto la rende pronta a tutto, persino a servirsi della figlia Tonya, manipolandola attraverso la continua pretesa di risultati eccelsi con i quali Tonya spera di conquistare l'amore materno. 
LaVona è un personaggio disperato, incapace di uscire dai propri schemi e di guarire le proprie ferite guardandosi dentro: pretende di modificare ciò che è esterno e che detesta della propria condizione, nell'illusione di realizzarsi attraverso il talento della figlia, senza probabilmente avere una reale percezione di ciò che si è spezzato dentro se stessa.

LaVona Harding (I, Tonya)
A mio avviso LaVona ha anche una componente che l'avvicina alla Signora del Ceppo, non soltanto per quanto riguarda l'aspetto fisico: entrambe hanno un nemico al quale sbarrano la strada con tutte le proprie forze. 
La Signora del Ceppo, in senso letterale, sbarra la strada al fuoco, ossia al demonio, infatti ha reso il proprio caminetto inaccessibile. LaVona sbarra la strada a qualsiasi sentimento di dolcezza, pietà ed empatia che potrebbe trasformarla in una versione di se stessa più umana e felice. Sembra nutrirsi di tutto ciò che è cinismo, grettezza e amarezza, forse perché la più piccola concessione all'amore manderebbe in pezzi quella che in fondo è una donna fragile che sta in piedi solo grazie all'armatura di lacrime congelate che si è messa addosso. Lei vuole unicamente il riscatto e la più schiacciante delle vittorie. Solo allora, pensa, sarà felice.
Del nemico della Signora del Ceppo non so dire molto altro: non ho mai seguito Twin Peaks e quello che so di lei l'ho letto quando un'amica, Veronica, mi ha chiesto di fare questo personaggio. (La sostituzione del ceppo con una torta tronchetto è frutto di una scelta pragmatica: mia madre avrebbe potuto darmi un ceppo ma abita a venti chilometri da casa mia, il supermercato Lidl si trova invece a meno di un chilometro).

La signora del ceppo (Twin Peaks)

LaVona finisce per perdere sia l'amore della figlia che la sua unica possibilità di riscatto, cosa che invece non accade a Olive in Little Miss Sunshine. Lei si trova a vivere con un padre che dà fin troppo valore all'essere vincenti e, attraversando i suoi dubbi e la paura di deludere, stravince nel miglior modo possibile, trascinando con se tutta la famiglia verso la guarigione dai propri guai e la vittoria più autentica, celebrata ballando sul palco di una competizione per gente fasulla.

Olive Hoover (Little Miss Sunshine)



Quella di Olive è una gioia conquistata in mezzo ad un sacco di stimoli che avrebbero potuto guastarla. Mi piace pensare che sia stata la spontaneità che deriva dal suo nucleo di felicità innata a guidarla: lei ascolta tutti, ma è anche profondamente in contatto con se stessa, perciò sa distinguere cosa la nutre da cosa la mortifica.
Nasciamo felici, ne sono sempre più convinta, e siamo felici ogni qual volta concediamo a noi stessi di rientrare in contatto con il nostro nucleo più puro, a prescindere dalle circostanze che ci troviamo ad affrontare.

Ci sono altri personaggi meravigliosi in Little Miss Sunshine, magari presto approfondirò il discorso in un altro post. Ora voglio dedicarmi all'ultimo personaggio dagli occhiali rosa, Fuller McAllister di "Mamma, ho perso l'aereo" e seguito. Ve lo mostro nel video:




Lui è decisamente un personaggio felice. Si riempie di Pepsi, ha fama di essere uno che fa la pipì a letto, è figlio dell'antipatico zio scroccone, sembra anche un po' scemo e nessuno fa di certo la fila per stare con lui. Eppure, lui è semplicemente felice di essere al mondo e di essere Fuller.
Mi dispiace che non siano stati fatti altri sequel, magari più incentrati su di lui: mi avrebbe fatto piacere conoscerlo meglio. Me lo immagino, da adulto, simile a Fabietto, il personaggio interpretato da Silvio Vannucci in "Caterina va in città": non sembra essere una cima ma, a differenza di Giancarlo (Sergio Castellitto), ha scelto qual è il suo modo di stare al mondo e ci sta con gioia.

Ripenso ad uno spettacolo teatrale per bambini e ragazzi che mio padre aveva scritto e diretto quando avevo dodici anni: parlava di come il giusto "paio di occhiali" potesse farci vedere la vita con gioia e rinnovata fiducia.
Da miope so fin troppo bene che la parte fondamentale degli occhiali sono le lenti quindi, seppur indossando la stessa montatura, questi cinque personaggi spingono se stessi verso destini molto diversi, proprio come i clienti del Whistle Stop Cafè, sazi di cibi preparati dalle medesime persone, ognuno diretto per la propria strada.


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